Cambiamenti


Ho avuto modo di lavorare ad un progetto dell’Associazione culturale Walk the Line per la riqualificazione del ponte in Piazza Pallavicini a Rivarolo, Genova. Perché sì, se si viene in questa città si incontrano moltissimi ponti che attraversano come vene la città, si sale e si scende, ci sono ponti che collegano e che sovrastano strade abitate, attraversati da macchine, treni, anime che vengono e che se ne vanno. Mi sono trovata a documentare fotograficamente questa esperienza artistico-sociale realizzata da Elisa e Andrea che si sono occupati della rivitalizzazione di questo ponte in faccia a una scuola elementare. Pensare a un gigante che è per loro ciò che vedono quando finiscono le loro piccole faticose giornate. Il messaggio di ecosostenibilità che danno con la loro opera: necessario, oggi più che mai, per educare fin da piccoli il futuro a un rispetto maggiore per ciò che ci circonda.

Walk the Line non è un progetto di arte urbana che mira a ridare vita allo spazio comune in termini solamente estetici… Walk the Line cammina questa linea ma nella realtà dei fatti arriva dove gli altri non vogliono arrivare, piano piano, passo dopo passo, ad occuparsi di zone intere che sarebbero rimaste lì, non considerate né come parte di un’urbanistica né come parte delle persone… In altre parole, è quello stesso concetto per cui a me piace tanto trattare i ghetti, perché sono proprio le periferie, le parti abbandonate e non considerate, ad essere il cuore delle città; sono quei non luoghi che creano la città e il suo temperamento, dove senti i suoi veri sapori e vedi il suo vero volto. Durante la lavorazione del murale ho scoperto una nuova realtà da aggiungere alla collezione dei miei “fuori luogo”, non tanto per il mio “feticismo” per luoghi abbandonati e periferie estreme, quanto per la soddisfazione di sapere che qualcuno sta tentando di lasciare un’impronta sull’asfalto. Che poi, come già ho detto, non è solo una questione di colori e abbellimento, è una visione differente di vivere il quartiere, di dargli valore, ed è anche un modo per unire la gente sotto il segno dello stesso messaggio, rivitalizzato da pennellate e colori, ma pur sempre un messaggio limpido e diretto. Quello di non dimenticarsi delle periferie, quello di un’associazione che si dedica al quartiere perché ci tiene nella sua totalità, quello di insegnare non tanto a chi è già grande, ma ai giovani, ai bambini, che si può essere attivi in una comunità, si può cambiare ciò che non va bene e si può far sentire la propria voce.

E mentre i ragazzi spendono giorni e notti nella creazione di quest’opera, io giro per le vie, scopro angolini nuovi, faccio amicizia coi bambini dei cortili popolari, incontro gente che, senza conoscermi, mi fa salire in casa sua per fotografare l’imponenza di queso messaggio, conosco i ragazzi del quartiere che con tantissimi tipi di arte si prendono cura del loro quartiere e della loro gente. Tante esperienze in una sola. Un solo concetto e tante teste a condividerlo.

Alla fine di questo progetto scopro che Walk The Line è un gruppo di teste che hanno la tenacia e il coraggio di seguire una linea ben precisa, fatta di tante sfumature, ma che ricorda un po’ quell’attivismo che oggi viene un po’ a mancare, un’attivismo di quelli sani e antichi che non si fanno sui social ma solo sulle strade. Parlo di un’attitudine che ti spinge a vivere a pieno ciò che ti circonda, che crea connessioni e collaborazioni che fanno qualcosa e riescono a lasciare qualcosa, un microcosmo che si batte per le proprie idee e i propri ideali riuscendo a portare in strada tutto ciò che non esiste più ma che, in realtà, ancora c’è. Il loro lavoro esiste, è attivo, e va scoperto a fondo.

[Alessandra Del Vecchio]



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