Caro Diario,
Da bambina passavo lunghe ore distesa a testa in giù a fissare il tetto ed immaginare lo spazio della stanza senza mobili, libera e vergine come quando era stata consegnata.
Amavo pensare ad una disposizione diversa degli spazi, calcolare a mente le misure, gli angoli, la direzione naturale della luce, progettare.
Non so spiegare l'attrazione per lo spazio vuoto, forse è solo la voglia di conoscerlo al meglio, ad occhi chiusi.
Uno spazio vuoto da cui poter ricominciare e libero dalle "cose".
Dal peso che hanno le cose, dal peso che diamo alle cose.
Oggi rifletto che in un mondo che vuole mettere tutte le "cose" sullo stesso livello, fare posto e selezione è il modo migliore per riformare la scala dei valori.
Contando ciò che ho piuttosto che quello che non ho, escludendo ciò di cui non ho bisogno, ciò che mi spinge a fare meglio.
Per immergersi nel caos dell'esistenza bisogna prima prendere le misure, provare a fare qualche calcolo, rivedere i dati di questo problema la cui unica soluzione è imparare a dare il giusto peso alle cose.
Ripensare agli spazi da un altro punto di vista, perché darsi un'alternativa è un po' come perdonarsi.
Caro Diario
ogni tanto senza pensarci troppo mi ritrovo a testa in giù e rifletto,
cioè guardo dal verso opposto.
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