Cosa ne sarà del mondo della miscelazione?


Se consideriamo che una delle peggiori rinunce con le quali abbiamo dovuto fare i conti durante il covid, è stata la condivisione, lo scambio interpersonale, le parole lente e affettuose, riconosceremo che oltre ad esserci mancante le cose che non potevamo più fare con gli altri, ci sono mancati anche i luoghi in cui le facevamo. Sembrava un’utopia, fino a poco fa, potersi accostare a un cocktail bar, prenotare un tavolo e starci in due, a meno o più di un metro, Sorseggiare da una coppa di martini una serie di scenari magici, che rimangono sul riso delle labbra, e mettono in scena movimenti sinuosi, messaggi subliminali, esperienze fuori dall’ordinario. Sapevamo, prima ancora che ce lo comunicassero, che il virus della solitudine ci avrebbe costretto ad adottare uno sguardo chirurgico, a commettere pensieri disarticolati, privi di continuità. Sapevamo che avremmo dovuto rinunciare al bello, rieducandoci. Ora che i nodi si sciolgono, che le rigide pareti del “non si può” lentamente di sgretolano, che non sono mai stati belli i muri che non si distruggono, i limiti che non si superano, ora che ci avviciniamo a passi lenti verso la rivendicazione di una sana normalità, quello che faremo, probabilmente, sarà goderci gli amici e i vizi. Allora potrò tornare all’ Antiquario tra la rossa carta da parati, avvolgente, sedermi su uno sgabello color senape di velluto morbido e potrò chiedere di farmi coccolare da bicchieri che possono parlarmi, riprendere contatto con una miscelazione che conserva una storia antica, che intendo conservare tra il palato, lo stomaco e il fegato, solo alla fine.

Sono stata fortunata a poter chiedere ad Alex Frezza, icona del bartending italiano, ma anche magico interprete di viaggi attraverso il liquido, cosa ne sarà di questo mondo dopo una crisi storica di tale importanza.


Ciao Alex. Comincerei col chiederti se pensi cambierà l’avvicinamento delle persone al mondo dei cocktail bar dopo il covid.


Non ne ho la più pallida idea, in questi mesi ho pensato tutto e il contrario di tutto. La cosa evidente è che le persone si adattano in fretta se vengono costrette, ma appena i vincoli vengono tolti tendono alle vecchie abitudini, la gente sta cercando di tornare al mondo di prima ma qualcosa ancora li frena, qualcosa è sicuramente cambiato. Il problema purtroppo non è stato ancora eliminato, potremo ritrovarcelo addosso di nuovo e allora non so cosa potrebbe succedere.


Le persone avranno necessità di essere coccolate in questo modo dopo mesi di redenzione?


Le persone sono tutte uguali, prima o poi hanno tutte bisogno di nascondersi in un comodo divano di velluto nella penombra di una candela. Il valore di un ambiente che dà sicurezza, tranquillità e faccia sentire a casa probabilmente aumenterà. Qualsiasi protocollo di sicurezza sarà sempre meno importante della capacità di noi professionisti nel riuscire a rendere invisibili le nuove regole e trovare nuovi modi di interpretare l'ospitalità. Per ogni cosa che ci viene negata e regolamentata dovremo inventarcene altre tre per far sentire a loro agio i clienti e compensare.



Il fatto che i turisti saranno perlopiù italiani, complicherà le cose?


Sicuramente, il bar è un luogo per natura "internazionale", ruota intorno al concetto di miscuglio di influenze e caos situazionale.

Senza ingredienti "forestieri" il mood del bar sarà sicuramente diverso, mancherà qualcosa... cercheremo di equilibrare in altro modo. Altro discorso è quello economico del riuscire a far quadrare una certa stagionalità con la mancanza di vacanzieri internazionali, gli italiani avendo un'altra cultura del bere non potranno sostituire i consumi persi, saranno i bar a doversi ingegnare a modificare l'offerta e le strategie per non accusare troppo il colpo. Attenzione però a non appiattire l'offerta prendendo come riferimento solo i gusti dei nostri connazionali, il bar dovrà continuare e forse essere ancora di più una finestra sul mondo, si è tornati all'età del'oro dei cocktail, in cui solo pochi fortunati viaggiavano, a viaggiare veramente erano i cocktail che portavano con sé il fascino esotico di luoghi lontani. I bar sono luoghi fantastici.

Cambierà l’esperienza del cocktail bar dopo le misure di sicurezza previste? 


Dipenderà dalla percezione del rischio da parte delle persone, non so quali aspetti verranno maggiormente colpiti. Ci sono dei punti che rimangono ancora intoccabili, un cliente preferirà sempre un bicchiere di vetro piuttosto che uno in cartone, sceglieranno sempre una seduta comoda rispetto allo stare in piedi, ma non so se si faranno aiutare a mettere il cappotto come prima, se tenderanno più la mano per stringerla in segno di benvenuto, se vorranno rinunciare all'illusione dell'anonimato e dell'invisibilità per essere tracciati, schedati e profilati apertamente per la loro sicurezza. Posso sicuramente affermare che il sapore dei cocktail non cambierà... mi sono più volte chiesto che musica mettere alla riapertura, questa esperienza può aver cambiato inconsciamente i gusti musicali, magari posso osare un po’ di più, dopo la mezzanotte sperimenterò con la musica pop francese anni 60, il jazz-funk napoletano e il jazz giapponese. (hahaha)


Sei fiducioso del cambiamento?


No.


Ti spaventa che l’atmosfera dei locali possa cambiare?


Un po' si, ma i locali si adatteranno, nel mio caso sono abbastanza fortunato perché l'Antiquario secondo me ha dei margini di miglioramento in questa situazione, devo solo trovare il modo di ricreare lo stesso mood con meno gente.


Cosa più ti ha spaventato della crisi politico-sociale reduce dal covid?


Il fatto che lo spostamento di persone si è drasticamente bloccato e sono curioso di vedere come l'uso dei social cambierà. Prima le persone aprivano Instagram per vedere posti lontani, esperienze gustative nuove e sogni erotici da inseguire, ma adesso la possibilità di perseguire quelle avventure ci è negata e forse dovremo tornare a sognare "local" e decisamente più a portata di mano. Cambieranno le cose che desideriamo, spero non cambi la passione con cui le perseguiamo. Torneremo forse a desiderare le cose che vediamo dal vivo e non quelle che vediamo al cellulare... se succede il contrario non so dove andremo a finire.


[Giulia Della Cioppa]



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