Arte, creatività, genio che non dorme mai.
Sinonimo di eccellenza in ogni campo del design, l’Italia dimostra ancora una volta la sua proverbiale e quasi utopica creatività: alle problematiche legate al Covid-19 centinaia di aziende italiane hanno risposto con la stessa fantasia di un bambino che in un lenzuolo e qualche cuscino vede una fortezza medievale degna dei meravigliosi borghi della Penisola. E così, quasi come per magia, la grappa diventa gel igienizzante, le auto diventano respiratori e l’haute-couture inserisce nella produzione spring-summer 2020 camici e mascherine.
Perché in quest’anno bisesto e decisamente funesto, non è solo il diavolo a vestire Prada: nell’unico stabilimento attivo al momento della casa di moda milanese, quello di Montone (Perugia), già dal 18 marzo è in corso la produzione di camici e mascherine destinati a personale medico e ad operatori sanitari. E come ogni trend che si rispetti nel mondo della moda, sulla scia di questi pionieri della solidarietà si sono aggiunti tantissimi altri grandi nomi del fashion system: donazioni e produzione riconvertita anche per Fendi, Gucci, Ferragamo, Valentino, Armani, per non parlare del singolare caso di Ermanno Scervino che, con le proprie sarte in smart-working, ha attivato una filiera di produzione direttamente da casa.
Mentre Confindustria Moda ha già lanciato una campagna di raccolta di TNT (tessuto non tessuto) necessario per questo tipo di indumenti protettivi da parte di produttori già consolidati, altre aziende operanti in campo tessile si sono date da fare per contribuire all’emergenza; è il caso della Apulia Stretch, azienda barese che produce stoffe e filati per la copertura di materassi (non proprio da passerella, ecco!) e che ha sviluppato un prototipo di tessuto, idrorepellente all’esterno ed idrofobico all’interno, perfettamente equivalente al TNT per far fronte all’elevata richiesta di materiale.
Se poi il Coronavirus risulta così spaventoso, anche e soprattutto per la sua velocità di diffusione, scende in pista chi di velocità se ne intende: anche Lamborghini e Ferrari scaldano i motori in questa corsa contro il tempo.
I primi nello stabilimento di Sant’Agata Bolognese, affidando alle mani esperte degli operatori di selleria - reparto dedicato alla realizzazione degli interni extra-lusso delle supercar - il confezionamento di mascherine. In contemporanea, le stampanti 3D dello stabilimento di produzione compositi realizzano a pieno regime visiere protettive in policarbonato, il tutto reso possibile grazie al lavoro del reparto di Ricerca e Sviluppo in collaborazione col dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna, che effettua test di validazione su tutti i dispositivi prodotti da Lamborghini prima della consegna alle strutture preposte.
Allo stesso modo, la storica fabbrica di Maranello riapre le sue porte per correre in aiuto della Siare Engineering, unico produttore italiano di dispositivi per la ventilazione che per ovvi motivi non riesce a stare al passo con l’elevatissima richiesta degli ospedali in questo momento. È così che l’inimitabile cavallino rampante lascia lo stabilimento ed è impresso su migliaia di valvole per respiratori polmonari e raccordi per maschere di protezione, grazie alle avanzate tecnologie del reparto di prototipazione veicoli di Ferrari.
Intanto, l’aperitivo diventa on-line e il bar è una videochiamata con gli amici e per brindare alla solidarietà si aggiunge infine Nardini, azienda produttrice di Grappa dal 1779 che realizza il distillato nel miglior modo possibile: con base alcolica 79° e i migliori aromi naturali ed oli essenziali solitamente utilizzati per la preparazione del liquore “Acqua di Cedro” ma ricombinati in una soluzione igienizzante nebulizzabile in formato tascabile.
L’igienizzante verrà donato in primis agli ospedali di Bassano del Grappa e di Treviso, città a cui l’azienda è legata rispettivamente dal proprio headquartes e dal principale stabilimento di distillazione, ma non solo: come in uno storico flashback che guarda indietro fino alla Grande Guerra, in cui la grappa bianca rappresentava per gli alpini un bene di conforto ed un momento di spensieratezza e coesione, anche oggi - durante la più attuale delle guerre - Nardini donerà il proprio igienizzante all’Associazione Nazionale Alpini a supporto dell’ospedale da campo di Bergamo, una delle città maggiormente colpite dal virus. E come il tintinnìo dei bicchieri che brindano fanno eco al suono della solidarietà di Nardini, tante altre aziende che si sono concentrate sulla produzione di soluzioni disinfettanti e gel igienizzanti, tra cui L’erbolario a Lodi, Davines a Parma e il super lussuoso Bulgari in formato 75ml donando all’ospedale Spallanzani e in generale a tutte le strutture mediche con maggiore necessità, distribuiti grazie all’aiuto della Protezione Civile.
Tutti questi grandi nomi, da Prada a Ferrari, c’è da immaginarseli da bambini a fantasticare nel proprio fortino di cuscini, perché forse è questo spirito libero e a tratti incosciente che rende il design italiano un’eccellenza: la capacità di vedere nelle cose più semplici un’opportunità e in quelle più complesse una sfida a migliorarsi grazie alla cooperazione, lavorando come un’unica grande squadra.
Questo perché il design non è affatto un edificio a compartimenti stagni in cui ognuno si occupa solo di ciò che gli compete, ma un open space senza distanze di sicurezza in cui il virus più contagioso è una buona idea che ispira tutti gli altri a fare meglio, con grandi vetrate sul mondo per veder accadere il cambiamento di cui abbiamo realmente bisogno.
[Roberta Sanseverino]
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