La tetralogia bestseller di Elena Ferrante è diventata una serie targata Rai e HBO, e oggi su Rai Uno andrà in onda la prima puntata della terza stagione. La serie adatta perfettamente uno dei temi principali dei romanzi: per Elena, Lila e tutti/e i bambini e le bambine che crescono con loro nella periferia napoletana operaia del dopoguerra, la violenza è alla base di ogni interazione. Non si tratta solo della violenza degli uomini, che picchiano le mogli e si uccidono a vicenda per il potere. Come chiariscono i primi due episodi della prima stagione, anche Elena e Lila sono coinvolte: "Mentre gli uomini furiosi, alla fine si sono calmati", scrive Ferrante, "le donne, che sembravano silenziose, acquiescenti, quando erano arrabbiate volavano in una rabbia senza fine". Dopotutto le donne vivono in un contesto sociale che soffoca la fuoriuscita di diverse emozioni.
Con L'amica geniale ci troviamo di fronte a un classico del femminismo contemporaneo, che racconta storie dimenticate di ragazze e di donne ai margini. Ma non si tratta di storie edificanti sull'emancipazione femminile. La narrazione di Elena e Lila ci parla sì di amicizia, ma anche di odio, di rabbia e di mostruosità. Il mostruoso e la violenza permeano questo mondo. Il racconto inizia con Elena, ora donna sulla sessantina, che riceve una telefonata dal figlio adulto di Lila: costei è scomparsa. Torniamo quindi agli anni '50, quando Elena e Lila diventano amiche. Il resto della narrazione è incentrato sull'evoluzione dell'amicizia tra Elena e Lila in tempi e luoghi diversi. Anche se le ragazze si trasformano in donne e crescono in contesti diversi, non sono mai lontane dall'influenza reciproca e da quella del loro quartiere d'infanzia.
L'onnipresente violenza è evidente sin da subito. Le strade dove giocano Elena e Lila e i negozi dove i loro genitori si muovono sono controllati da piccoli criminali che agitano una corrente sotterranea costante. Nel primo episodio i litigi di quartiere si fanno sempre più fisici. Dopo che il falegname Alfredo Peluso ha criticato pubblicamente Don Achille Carracci, quest'ultimo lo trascina fuori da un funerale e lo sbatte violentemente contro un muro. I bambini e le bambine del vicinato, nel frattempo, interpretano le proprie versioni dei litigi dei genitori. Quando Lila batte Alfonso Carracci in un concorso scolastico, suo fratello la attacca, e nella scena culminante dell'episodio Enzo Scanno e i suoi amici le lanciano delle pietre, facendola cadere a terra con la testa sanguinante. Anche i colori del rione suggeriscono gli effetti emotivi della violenza costante: tutto è opaco, polveroso e oscuro.
Ma le ragazze non sono vittime passive della violenza che le circonda. Sono partecipanti attive, come quando Lila scaglia pietre contro i ragazzi che la attaccano – ed Elena interviene per aiutarla. Lila non si sta semplicemente difendendo: sta combattendo con gusto. Più tardi, Lila sembra tendere una trappola a Elena, portandola a marinare la scuola nella speranza che i genitori di Elena si arrabbino e le impediscano di sostenere l'esame di scuola media. Lila sa che la sua amica probabilmente verrà picchiata, eppure è disposta a correre questo rischio. Non sarà l'ultima volta che Lila cercherà di manipolare persone per ottenere ciò che vuole, indipendentemente dalle conseguenze. Lila ed Elena sperimenteranno, in modi sempre più seri, la brutalità del loro quartiere. Sopravviveranno alla violenza domestica e sessuale e i loro scontri con gli uomini torneranno a perseguitarle in modi devastanti. Non commetteranno quasi mai lo stesso tipo di violenza che subiscono, ma intraprenderanno altri tipi di guerre. Questo sviluppo futuro è presagito fin dall'inizio, quando apprendiamo che Lila non è semplicemente scomparsa. Lei ha vandalizzato il proprio passato, tagliandosi fuori da tutte le fotografie di famiglia, anche quelle di lei e di suo figlio da bambino.
Elena, nel frattempo, non è triste di sapere che la sua vecchia amica è scomparsa. È arrabbiata, e per vendetta decide di scrivere insieme la storia della loro infanzia. La narrazione stessa che ascoltiamo è una forma di violenza emotiva, la documentazione forzata di chi voleva essere cancellata. Qui può racchiudersi il senso del successo globale dei romanzi e del loro adattamento, ovvero della cosiddetta Ferrante fever: un attento e lucido esame della vita interiore delle donne. Quello che L'amica geniale urla è che i margini possono essere altrettanto brutali del centro. Ferrante tira giù il sipario sulla vita interiore di ragazze e di donne, e ciò che rivela è profondamente oscuro. “Lila è apparsa nella mia vita in prima elementare e mi ha subito impressionato perché era molto cattiva”, scrive l’autrice. Una delle sue più grandi capacità è quella di mostrarci l'intera gamma delle emozioni delle donne e tutto ciò di cui sono capaci: amore e amicizia, ma anche distruzione. D'altronde Lila, simbolicamente, rappresenta una strega e le streghe ottengono ciò che vogliono e ci permettono di immaginare il potere femminile mostrandoci i modi in cui questo stesso potere può essere praticato nel mondo. Le donne oscure e le streghe sono più antiche dei sistemi patriarcali e sebbene siano spesso guaritrici, non possono aggiustare la nostra società a meno che non se ne riconosca prima il marciume. Come scrive Jude Ellison Sady Doyle nel suo bellissimo Il mostruoso femminile: "Un mostro non è qualcosa da ignorare, potrebbe porre fine al mondo".
[Ilaria Franciotti]
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