Un pensiero da Strasburgo


Anche oggi il cielo è grigio, ma non è di certo quello che mi infastidisce. Nella mia mente riecheggiano le frasi di madre, che mi dice: "D. non stare con la luce accesa, fuori c'è un bel sole, fallo entrare nella tua stanza, immergiti nella sua luce, dissiperà ogni pensiero negativo". Strasburgo, la sua Università, la mia tesi in Data Science, ultimo baluardo da superare prima della laurea magistrale e del tanto agognato dottorato. Doveva essere un soggiorno piacevole, consumato tra lavoro universitario, passeggiate in bici e birrette nei localini con nuovi amici. Il Covid-19, invece, ha reso meccanico, uguale, noioso, ogni giorno qui a Strasburgo. Smart-working davanti al computer per molte ore e nessuna uscita. Ah dimenticavo! In realtà esco frettolosamente indossando mascherina e guanti solo per fare la spesa: olio italiano, uova “bio”, verdurine congelate, frutta... rientrare e preparare un piatto di pasta, ma la carbonara non è buona come quella di casa.

Poi è arrivata anche la Pasqua ed i ricordi legati alle gite fuori porta mi rendono malinconica, l'uovo di cioccolato, la lasagna, il casatiello, la colomba golosa di Roscioli o di Panella, la tavola imbandita con i ranuncoli gialli e i tulipani, la terrazza inondata di sole, e le corse con il mio cane a villa Torlonia. Voglio interpretare tutto ciò come un rito di passaggio, un momento che scandisce la transizione da una fase della vita ad un’altra: una sorta di passaggio da un’epoca Pre-COVID ad una Post.

Una e vera e propria mutazione della socialità alla quale sarà dura adattarsi. Tutto questo sta accadendo lontano dalle mie radici dalle quali quotidianamente traevo linfa vitale, ma la cultura latino-mitteleuropea che si respira a Strasburgo, a tratti rievoca quegli aspetti familiari che mi confortano. Penso che in fondo sono fortunata a vivere in un contesto socio-culturale affine al mio vissuto, perché sono qui per studiare, lavorare e realizzare i miei sogni. Fortunata anche se a volte, la nostalgia ha il suono della voce di mia madre, la dolcezza delle sue mani che mi accarezzano e mi ricorda che lei è lì ad aspettarmi ed io devo solo tenere duro da qui.

 

[D.A. calabro-siciliana trapiantata a Roma e adottata da Strasburgo]



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