Chayn Italia: intervista ad una delle fondatrici Silvia Di Cesare


Chayn Italia è una “piattaforma femminista che contrasta la violenza di genere attraverso strumenti digitali e pratiche collaborative”[1]. Luisa La Gioia intervista Silvia Di Cesare, co-fondatrice della piattaforma digitale, che ci racconta missione, valori, progetti e modus operandi attorno cui ruota il femminismo di Chayn.

Ciao Silvia, sono davvero emozionata per averti qui oggi a rappresentare Chayn Italia, di cui sei una delle fondatrici. Di cosa si occupa Chayn?

Chayn Italia è un'organizzazione nata all'interno di un network internazionale, da un'idea di una ragazza di origini pakistane che - anche se vivendo in Inghilterra - si rese conto di come Internet fosse il primo luogo in cui le donne cercavano supporto rispetto a delle situazioni di violenza domestica che stavano vivendo. Questo supporto, però, non riuscivano a trovarlo perché la rete non era un posto in cui venivano date informazioni chiare e semplici su che cosa fosse la violenza domestica, su come poterla affrontare, su che cosa stessero vivendo. Le uniche piattaforme che parlavano di violenza domestica avevano un approccio istituzionale e indicavano, più che altro, cosa determinate organizzazioni facevano. 


Quali sono i punti di forza del digitale nella missione di Chayn?

Ti rispondo facendo una premessa: noi non consideriamo il digitale come uno strumento risolutore della violenza domestica né ne sottovalutiamo i grandissimi rischi. Non crediamo nella tecnologia come forza salvatrice e ne vediamo la strutturazione che ripropone la società che combattiamo. Ne siamo ben consapevoli, però, non vogliamo neanche totalmente demonizzarla. Moltissimi progetti che stiamo portando avanti sono contro la violenza digitale di genere, ad esempio, che sta vivendo un aumento esponenziale e anche una diversificazione delle forme, il che è molto inquietante e a lungo termine pericoloso. Nonostante questo, riteniamo che nel digitale ci sia tanto potenziale, soprattutto nel poter creare delle reti di supporto che aiutino le donne anche sotto il punto di vista dell'empowerment e della presa di consapevolezza rispetto a come vivere il digitale e a come sfruttare al meglio le sue potenzialità. Per Chayn, il digitale ha significato creare una rete che andasse oltre i confini territoriali e mettere in connessione diversi centri antiviolenza sparsi in tutta Italia. Ne abbiamo raggiunti quest'anno 45, dalla Sardegna al Piemonte, dalla Lombardia alla Sicilia, cosa che, senza il digitale, non sarebbe stato possibile. Questa è sicuramente per noi una grande forza. 


Quali sono i valori attorno a cui ruota Chayn Italia?    

Nasciamo a partire da un gruppo di volontarie che erano compagne e sorelle provenienti da diversi collettivi femministi e transfemministi. Abbiamo attraversato e attraversiamo movimenti transfemministi italiani e internazionali - di cui il più importante è sicuramente Non Una Di Meno -, quindi il nostro approccio e ciò che ci lega è sicuramente il transfemminismo, la volontà di cambiare la società partendo principalmente da valori quali la sorellanza, l'anticapitalismo e l'antifascismo. 


Come si è sviluppata negli anni? Come lavora?

Abbiamo lanciato Chayn Italia nel 2016, piattaforma online in cui davamo inizialmente una serie di informazioni generiche su che cosa fosse la violenza domestica, sulle diverse forme di violenza, su come queste si esplicitassero, le cause culturali, che cosa fossero i centri antiviolenza, come lavorassero. L'obiettivo iniziale era quello di riempire il vuoto che c'era all'interno di Internet perché sentivamo la necessità che anche il web avesse uno spazio in cui l'informazione fosse ben fatta e che potesse fungere da ponte tra le donne e i centri antiviolenza (o i sistemi di supporto alle donne) presenti nei territori e di cui molto spesso non si conosce l'esistenza. Da lì, poi, siamo cresciute. Abbiamo cercato di creare, negli anni, un luogo online in cui le donne possano trovare una serie di informazioni che le aiutino a capire quello che stanno vivendo, con un linguaggio chiaro ma non banale, non banalizzato e non semplificato. Siamo fortemente politicamente posizionate ma molto spesso questo non traspare a chi si avvicina a Chayn, perché utilizziamo diversi tipi di linguaggio, il che è sia una ricchezza come anche un rischio in quanto a volte ci rende poco inquadrabili. Lo facciamo consapevolmente, in funzione del target che cerchiamo di raggiungere: quando il nostro obiettivo è raggiungere donne che hanno situazioni di violenza domestica e non sono politicamente consapevoli, l'utilizzo di un linguaggio troppo radicato potrebbe avere l'effetto indesiderato di allontanarle dal nostro messaggio. Tendiamo, quindi, in questo caso, a utilizzare un linguaggio che non sia espressamente politicizzato ma che nomini ugualmente i grandi temi del femminismo come il patriarcato e la visione della violenza come strutturale, culturale e insita in qualsiasi ambito della società, utilizzando, però, dei termini non direttamente collegabili a quel mondo. E' molto rischioso, però riteniamo che a volte sia giusto trovare delle vie diverse che aiutino ad avvicinare le donne a una presa di consapevolezza che sia con i loro tempi e non con i nostri. Negli ultimi anni siamo cambiate molto, ma non nella modalità di lavoro. Siamo un sistema ibrido. Lavoriamo sempre in gruppo tramite uno scambio di competenze e processi di collaborazione creativa perché crediamo molto nell'importanza di avere un approccio a 360 gradi e che si nutra di diversi punti di vista. Le competenze in campo sono delle più variegate: insegnanti, psicologhe, operatrici antiviolenza, donne che hanno vissuto o che stanno fuoriuscendo da relazioni violente, facilitatrici, grafiche, esperte di comunicazione. Una serie di competenze molto diverse, quindi, che ogni volta si mettono a disposizione per creare dei progetti, delle guide, delle campagne che cerchino di fornire le diverse sfumature del fenomeno che stiamo cercando di combattere, perché la violenza si esplicita in tutti gli aspetti della società e avere la capacità di riconoscerla è molto importante.


Quali sono i vostri progetti in corso?

Il primo progetto è stato "Strumenti contro la violenza". Il lancio di Chayn online è avvenuto proprio tramite questa piattaforma di sostegno alle donne che stanno vivendo o che hanno vissuto violenza di genere. Di lì, abbiamo portato avanti diversi progetti di sensibilizzazione e informazione tramite campagne social e abbiamo iniziato a creare delle guide, delle “cassette degli attrezzi” che abbiamo messo a disposizione delle persone che arrivavano sui nostri siti alla ricerca di informazioni. C'è la guida "Come aiutare un'amica che sta vivendo una relazione violenta", la guida per la sicurezza online e la guida per la salute. L'ultima uscita è la guida per la solidarietà di vicinato, che è stata creata durante il periodo del lockdown per la pandemia di covid-19. In seguito, abbiamo iniziato dei progetti più strutturati, che sono prevalentemente dei progetti di formazione. Tra questi, "Radia", un progetto nato dopo il lockdown per la formazione di operatrici antiviolenza sulla violenza digitale; "Teen", un progetto che portiamo avanti con adolescenti sul tema della violenza digitale nell'età adolescenziale e che è, ora, al suo secondo anno di attività; il Toolkit su come affrontare la “Diffusione Non Consensuale di Immagini Intime", che dovrebbe uscire l'anno prossimo e che vuole essere una cassetta degli attrezzi per iniziare a parlare di un tema di cui purtroppo si parla troppo poco ma che, invece, in Italia ha dei numeri abbastanza paurosi. Sempre l'anno prossimo inizieremo ad avere delle attività all'interno di centri giovanili che ci permetteranno di creare insieme ai ragazzi e alle ragazze, anche qui, una guida di autodifesa contro la violenza digitale. Ad oggi, ci stiamo muovendo su questi canali e sull'aspetto di comunicazione che riteniamo non essere assolutamente secondario e che, anzi, vuol dire sensibilizzazione, attraverso campagne social ed eventi sul territorio che mirino a parlare sempre di più del fenomeno della violenza di genere e della violenza digitale di genere.

 
Grazie Silvia per quello che ci hai donato oggi. E un grazie a tutto il team di Chayn Italia per il fondamentale e prezioso contributo alla costruzione di nuovi mondi.


[Luisa La Gioia]


[1] Fonti: https://chaynitalia.org/chi-siamo/.



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