Glossario di genere: dentro le parole


Abbiamo inaugurato la rubrica di Genere di Italianismi ormai quasi mezzo anno fa, partendo dal raccontarvi l’importanza che hanno per noi le parole e i significati dietro il linguaggio che usiamo. Quello che ci ha mosse (e che ci muove) è stato (ed è) il desiderio di costruire e condividere nuovi modi di raccontare le differenze. Riteniamo, anche, che ogni nuova soluzione non sia mai definitiva, ma aperta a sperimentazioni sempre nuove e potenzialmente migliori con cui nominare le cose e creare spazi (virtuali e non, metaforici e non) che siano quanto più accoglienti possibile per tutte le persone. Questo articolo vuole entrare dentro le parole che usiamo e provare a raccontarle nel modo più chiaro che sappiamo, con l’intento di creare un lessico comune per capirci e (ri)conoscerci.


Patriarcato
Il patriarcato, nell'antica Grecia, era una società in cui il potere era detenuto e tramandato attraverso i maschi più anziani. Quando gli/le storici/che descrivono una "società patriarcale", si riferiscono a uomini privilegiati in quanto bianchi, eterosessuali, cisgender e\o borghesi e che, in quanto tali, ricoprono posizioni di potere. Nel patriarcato tradizionale gli anziani avevano potere sulle giovani generazioni di uomini. In quello contemporaneo, la categoria di uomini sopra descritta detiene più potere (e privilegi) rispetto ad altre categorie inferiorizzate e oppresse, in virtù della posizione di autorità costruita socio-culturalmente.
Il termine deriva da pater (padre) e, infatti, nel patriarcato tradizionale erano (e, in moltissimi casi, sono tuttora) proprio le figure paterne quelle che detenevano l'autorità nella società patriarcale. Le teoriche femministe della cosiddetta seconda ondata hanno ampliato la definizione di società patriarcale per descrivere un pregiudizio sistemico contro le donne. Il femminismo intersezionale e il transfemminismo hanno messo in luce, in seguito, con il cosiddetto femminismo della terza ondata, come non fossero solo le donne a rappresentare una categoria sociale oppressa, ma come vi fossero anche altre categorie di persone marginalizzate. [1] Per questo motivo, ad oggi, più che di patriarcato si preferisce parlare di eterocispatriarcato, al fine di mettere in luce proprio l'intersezione dei diversi fattori di oppressione. 

 

Eteronormatività
Per eteronormatività si intende quella convinzione sociale secondo la quale esiste un unico orientamento sessuale -l’eterosessualità- che costituisce l’unica norma per la sessualità. Le conseguenze sono molteplici: dalla divisione delle persone in soli due generi distinti ai quali attribuisce distinti ruoli sociali e di genere alla pericolosa fobia nei confronti di tutte le soggettività che non aderiscono a questa norma. In breve, l’eteronormatività è quella convinzione secondo la quale tutte le persone sono eterosessuali e\o cisgender.

 

Cisgender
Le persone cisgender sono coloro che si identificano con il sesso assegnato loro alla nascita. Per “sesso assegnato alla nascita” si intendono le caratteristiche anatomiche, fisiologiche e genetiche associate al sesso maschile o femminile: cromosomi sessuali, caratteri sessuali primari (genitali esterni, gonadi), caratteri sessuali secondari (peli, seno, timbro della voce, ecc.) e assetto ormonale. Viene stabilito dalle persone adulte automaticamente prima che nasciamo (sulla base dell’ecografia) o alla nascita, osservando cosa abbiamo tra le gambe. [2] L’entrata in uso della parola cisgender è importante, perché rende la categoria un’opzione fra le altre e non una norma rispetto alla quale il resto è devianza.

 

Queer
L’origine del termine ha radici spregiative e omofobe. Infatti, lungo il corso del secolo scorso veniva utilizzato come insulto omofobo nelle accezioni di “frocio”, “perverso”, “deviante”, “eccentrico”, “insolito”. La comunità LGBTQIA+ si è, in seguito, riappropriata del termine che, ad oggi, è usato come una sorta di etichetta non-etichetta per riferirsi a tutto ciò che non rientra nell’eteronormatività. Queer è utilizzato da persone che non sono eterosessuali e\o cisgender ma che non sentono il bisogno di rientrare in nessuna categoria, perché non si sentono rappresentatз da nessuna categoria esistente, perchè rifiutano l’idea di etichetta o per altre motivazioni.

 

Abilismo
L'abilismo perpetua una visione negativa della disabilità. Esso inquadra la condizione di non disabilità come l'ideale e la disabilità come un difetto o un'anomalia. È una forma di oppressione sistemica che colpisce le persone che si identificano come disabili, così come tuttə coloro che vengono percepitə come disabili. Come con altre forme di oppressione, le persone non sempre sanno di pensare o di comportarsi in modo abilista, perché imparano l'abilità dalle altre, consciamente o inconsciamente.

 

Body shaming
Il body shaming è l'atto di fare commenti inappropriati e negativi sul peso o, più in generale, sul corpo di un'altra persona. Spesso, questo tipo di discriminazione coinvolge le persone grasse, ma c'è una tendenza crescente a criticare coloro che sembrano "troppo magrз", soprattutto se a seguito di un calo ponderale. Il body shaming è onnipresente: è su riviste, giornali, programmi televisivi, film, conversazioni tra amicз, su Internet e sui social media. Il body shaming è anche molto pericoloso: è stato ampiamente dimostrato come, per esempio, sia la causa di gravi disturbi alimentari o di atti di bullismo.


In questo primo glossario abbiamo scelto di esplorare alcuni dei termini che stanno entrando nell'uso comune, ma di cui a volte o spesso non si conosce il significato. Chiudiamo dandovi appuntamento a una seconda parte del glossario, con cui usciremo prossimamente e in cui ci focalizzeremo su vocaboli strettamente legati alla rappresentazione dei corpi all'interno dei media. La lingua da sempre riflette la nostra società e il nostro pensiero. Per questo motivo, crediamo sia fondamentale un suo utilizzo che sia quanto più corretto possibile, anche perché, per utilizzare una delle espressioni più note della linguista Cecilia Robustelli: "Ciò che non si dice non esiste".


[Ilaria Franciotti, Luisa La Gioia]

 

[1] Rimandiamo, a tal proposito, al secondo articolo della nostra rubrica: http://italianismi.it/home/femminismo-non-una-parolaccia-o-forse-s/.
[2] Fonti: progetto Gender free Toilet https://www.facebook.com/binarismo.anche.no/.



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