Pornografia e femminismi


Pornografia. Dal greco porne (“prostituta”) – derivante dal verbo pernemi (“vendere merci, schiavi”, quindi anche “donna venduta, donna-merce, prostituta”) – e graphè (“disegno, scritto, documento”), quindi, letteralmente, scrivere riguardo (o disegnare) prostitute. A partire dal XVII secolo, il termine pornografia estende il proprio significato a qualsiasi genere di rappresentazione esplicita di organi e/o attività sessuali atta a indurre eccitazione sessuale in chi osserva. Ancora oggi la pornografia mainstream rappresenta i corpi oggettificandoli, considerandoli quindi come fossero degli oggetti di scena inanimati, dei corpi da posizionare secondo la volontà del regista, proprio come se fossero un tavolo o una sedia nella messa in scena[1].

 

L’esplosione di quella che possiamo definire una pornocultura risale al più ampio movimento sociale di rivendicazione della liberazione sessuale, la cosiddetta Sexual Revolution, avvenuto principalmente nei Paesi “occidentali” e coincidente con il periodo della seconda ondata femminista. Agli inizi degli anni Sessanta il femminismo della seconda ondata e il movimento per la liberazione sessuale si aiutano reciprocamente nella lotta alla sovversione delle idee tradizionali riguardanti la sessualità femminile. L’eliminazione dell’oggettivazione e della subordinazione della donna, la rivendicazione del diritto delle donne di scegliere liberamente le* propri* partner sessuali, l'affermazione della ricerca del piacere sessuale rappresentano i principali obiettivi associati alla Rivoluzione Sessuale da un punto di vista femminista. Tuttavia, la liberazione sessuale non viene accompagnata da quello che sarà il tema centrale del femminismo contemporaneo, ovvero il consenso, fondamentale e imprescindibile di una sessualità effettivamente libera.

A spaccare il femminismo in due posizioni distinte in merito al tema pornografia e ai suoi immaginari sarà il considerare il sex work (lavoro sessuale) come, per l’appunto, lavoro. Da un lato, il femminismo anti-sex[2] e le voci di Andrea Dworkin e Catharine MacKinnon, che si scagliano fortemente contro la pornografia, considerandola una fonte di sottrazione di diritti, di discriminazione e di incitamento all’odio di genere. Riescono a ottenerne la censura per mezzo di un’ordinanza, l’Antipornography Civil Rights Ordinance. Tuttavia, l’atto ottiene dei risultati perversi quali la censura delle rappresentazioni di minoranze sessuali – in particolare delle lesbiche –, di pratiche quali l’uso di dildo e, specificatamente, del lesbo-sadomasochismo, considerato dalla Commissione di Stato umiliante per le donne in quanto esempio di violenza estrema. Come si può facilmente sospettare, le rappresentazioni pornografiche eterosessuali non subiscono un trattamento simile.

 

La posizione anti-sex della coppia Dworkin/MacKinnon viene aspramente criticata dall’opposta ala di un femminismo pro-sex. In particolare, la giornalista Ellen Willis critica il femminismo abolizionista ritenendolo complice di una cultura patriarcale che controlla e reprime i corpi delle donne all’interno della società. Con il femminismo pro-sex sorge il pornoattivismo – che Valentina aka Fluida Wolf definisce un attivismo del piacere – le cui protagoniste si interessano a una moltitudine di questioni che ruotano attorno alla sessualità, tra le quali il lavoro sessuale, l’educazione sessuale, l’omosessualità, il lesbismo, sessualità alternative, sessualità e disabilità, le lotte contro le violenze sessuali e di genere, la lotta contro l’AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili, la protezione sessuale, il cinema porno, la visibilità del piacere femminile, con il fine di riappropriarsi delle tecnologie di produzione della rappresentazione sessuale e del piacere[3].

Colei che possiamo definire la madre del femminismo pro-sex è Annie Sprinkle. Una delle più importanti svolte nella carriera di Sprinkle e nel mondo della pornografia avviene quando Annie passa dall’essere attrice – diretta esclusivamente da uomini etero – a regista e sceneggiatrice di un suo proprio film, Deep Inside Annie Sprinkle (1982), in cui prende parte anche come attrice. Sprinkle apre la strada a un porno femminista, fatto dalle donne e per le donne. Sino a questo punto abbiamo dato per scontato, infatti, come dato di partenza che la pornografia sia creata e prodotta da uomini per essere fruita da altri uomini, costituendo un immaginario femminile degradante e oggettificante che, attraverso la pornografia viene ripetuto costantemente e cristallizzato nella società ponendo al centro la questione delle asimmetrie di potere tra i generi. Sprinkle apre la strada al Postporno col suo show intitolato A public cervix annoncement, che consiste in una pubblica esposizione della sua cervice. Obiettivo del Postporno è inventare e diffondere forme della sessualità che superino una rappresentazione rigida e binaria dei corpi, ri-sessualizzare l’esistenza, smascherare i codici della pornografia mainstream e sovvertirla, dare voce a tutti quei soggetti esclusi, marginalizzati e/o umiliati da essa[4], non sempre e non necessariamente con l’obiettivo primario di produrre eccitazione in chi guarda.

Sebbene tutt’oggi il porno mainstream si mantenga ben lontano da obiettivi simili, con Sprinkle ha avuto inizio la produzione di un altro porno che, per mezzo di nuovi segni, veicola altri significati, sovversivi e di liberazione, con i quali restituisce dignità a ogni sessualità e a tutte le soggettività.

 

[Luisa La Gioia]

 

[1] Per approfondire: Smith, C., 2013, Recitare il porno. Il sesso e il corpo performante, Mimesis Edizioni, Milano-Udine.

[2] Per femminismo anti-sex si intende un femminismo che sia condanna la pornografia e i suoi immaginari sia si pone in forte opposizione all’eterosessualità istituzionalizzata, ovvero all’eterosessualità intesa come atto sessuale che tende a consolidare i ruoli di genere e, quindi, a perpetuare l’oppressione femminile.

[3] Per approfondire: Valentine aka Fluida Wolf, 2020, Post porno. Corpi liberi di sperimentare per sovvertire gli immaginari sessuali, Eris Edizioni, Torino.

[4] Per approfondire: Valentine aka Fluida Wolf, 2020, Post porno. Corpi liberi di sperimentare per sovvertire gli immaginari sessuali, Eris Edizioni, Torino.



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