Abbiamo deciso di intervistare un gruppo di giovani ragazzi che fanno tanto per il loro territorio. Oltre che costruire spazi, questi giovani cervelli costruiscono idee e rivoluzionano l’idea di stare al mondo in un momento in cui stare ed esistere non è così semplice.
Ho fatto due chiacchiere con Carlo e Nicola ed è stata una boccata di aria fresca, un raggio di luce in una tempesta fumosa e avvilente che è il nostro presente.
Grazie a persone come loro, il futuro sembra decisamente più luminoso.
Ciao ragazzi, mi spiegate cos’è TWM Factory e perché nasce?
Ciao Italianismi!
“Ragazzi” è proprio la parola giusto per raccontare come nasce TWM Factory, 7 anni fa, quando non c’era ancora tanta aria di grandi politiche giovanili, quando si associavano con facilità epiteti come “fannulloni” o “bamboccioni” alla nostra generazione –quella dei Millennials– abbiamo sentito la necessità impellente di affermarci e di scrollarci di dosso una serie di luoghi comuni.
Nasce così il primo prodotto di TWM, da cui la Factory prende il nome, The Walkman Magazine, un webzine per affermare i migliori talenti della nostra generazione, per dimostrare al mondo e soprattutto agli italiani, quanto le nuove generazioni fossero piene di talento, e pronte a raccogliere le sfide del loro tempo.
Lo abbiamo fatto mettendo in risalto i principali professionisti dell’industria creativa e culturale, dai designer agli architetti, indagando le novità e le continue mutazioni delle nuove professioni post-rivoluzione digitale.
Così la Factory ha continuato il suo percorso, promuovendo, progettando e producendo progetti che non perdessero mai di vista il focus, ma sapendosi costantemente reinventare, che forse è proprio la più grande qualità della nostra generazione.
L’idea di creare qualcosa di collettivo mi riporta a qualcosa di molto politico. C’è un link oppure no?
Non abbiamo mai voluto intendere il nostro operato come politico, ma è evidente, che quando fai delle scelte progettuali e dietro la tua filosofia ci sono dei valori, in un certo modo fai politica o politica sociale chiamiamola con la forma che preferite.
Dietro TWM ci sono dei valori saldi, non strettamente riferibili a partiti, ma sicuramente rappresentanti i grandi temi del nostro tempo. La centralità di giuste politiche giovanili, la rigenerazione urbana, l’uguaglianza e la parità di genere, la sostenibilità economica e ambientale, l’integrazione sociale di tutte le minoranze. Sono values che guidano il nostro progettare nell’industria culturale e creativa, messaggi che direttamente o parallelamente sono sempre inseriti nella comunicazione o nei contenuti dei nostri progetti; con molta naturalezza ne teniamo conto quando curiamo una mostra, allestiamo uno spazio, organizziamo un panel o evitiamo di comprare prodotti di plastica per Roma Smistamento. Quindi se intendi questo, sì c’è indubbiamente un link politico.
Intendevo proprio questo, del resto, la politica dei partiti non è legata a quello che intendo per fare politica. Quindi grazie, per il chiarimento e per la risposta.
Visti i tanti progetti mi piacerebbe concentrarmi su Roma Smistamento, spazio che ho potuto attraversare anche in prima persona. Qual è il principale obiettivo di questo progetto e come si coniuga con la vostra idea di spazio?
Roma Smistamento è casa nostra, è la sede di The Walkman, è un hub creativo e un cluster per tutti gli operatori culturali, è uno spazio espositivo, è una sala pose e un co-working: Roma Smistamento è uno spazio fluido e multiforme.
Così ce lo siamo immaginato, quando dismesso e pieno di polvere ci è stato affidato da RFI. Erano degli ex uffici dello smistamento ferroviario, che tramite il nostro intervento di rigenerazione urbana e riattivazione si è aperto al territorio e alla comunità di giovani creativi che rappresentiamo, restituendo alla città un nuovo centro culturale.
Dal concetto di smistamento merci, abbiamo subito pensato ad un punto dove le idee convergessero per poi essere ridistribuite nella città, è un luogo che si mette a disposizione, con tutto il suo team, di progetti, idee nascenti pronto ad accogliere il talento e le nuove visioni sulla città di Roma.
Da subito la collettività si è attivata per rendere possibile questa nostra visione, orma 3 anni fa, riuscendo in un’impresa non sempre scontata, quella di portare a termine un crowdfunding, che oltre il raggiungimento dei fondi economici necessari per gli interventi ci ha subito dimostrato quando lo spazio incarnasse la necessità di Roma di un nuovo ambiente aperto e transdisciplinare.
Restando su spazi e quindi anche tempi, come ha risposto TWM Factory alla pandemia?
Siamo stati “resilienti”, un termine forse un po’ abusato ultimamente, ma che essendo noi designer e architetti continueremo comunque ad usare, magari con più parsimonia, ma nei confronti dell’epidemia è quasi doveroso.
Ci siamo adattati alla situazione, organizzando velocemente un team di lavoro agile –non semplice telelavoro– che permettesse di monitorare idee e progetti anche da remoto.
Siamo riusciti a realizzare 2 progetti curatoriali di mostre, “Fast Culture” e “Segni Particolari”.
Indagato la visione di creativi professionisti, con il progetto “Diari dalla Quarantena” cercando sin da subito le risposte per ripensare al domani. Lanciato una challenge per graphic designer, illustratori e Visual Artist per la realizzazione di poster la cui vendita è stata devoluta alla protezione civile. Siamo stati partner della più grande raccolta fotografica di racconto della pandemia “Life in The Time of Coronavirus” che è stata restituita alla città sotto forma di video proiezioni sui muri di Roma, per un racconto collettivo a prova di pandemia. Abbiamo trasformato quelle che sarebbero dovuti essere dei talk in presenza in video interviste per il progetto Art Stop Monti.
Non siamo stati fermi, non ne siamo capaci, ma è stata un’occasione per ragionare su quali fossero le criticità del nostro tempo e quali potessero essere possibili scenari, cercando di non essere mai scontati o banali.
Complimenti, per tutto il lavoro fatto durante un tempo sospeso, in cui non era facile starci dentro né uscire fuori.
Progetti e obiettivi futuri?
La pandemia ha sicuramente messo in crisi i vecchi sistemi, ma la prenderemo come una possibilità per riflettere su una nuova normalità. Stiamo già lavorando alla seconda edizione di “Riscatti di Città” il progetto di ricerca sul tema della Rigenerazione Urbana; alla terza edizione di “Giovani Creativi” il premio che coniuga i migliori talenti under 30 del panorama italiano con il nostro patrimonio culturale; progetti che sicuramente dovranno essere ripensati e contestualizzati nel nuovo tempo. Ci stiamo anche dedicando ad un nuovo progetto, per cercare di interpretare il mondo che verrà, ma questo è ancora un segreto!
[Francesca Lopez]
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